Sunday, January 2, 2022
Baba Sissoko - Griot Jazz (Caligola Records)
Friday, December 31, 2021
Cristina Mazza / Sean Bergin / Bruno Marini / Jean–Jacques Avenel / Sangoma Everett - Celebrating the Music of Mal Waldron (December 2021 Caligola Records)
Marco Tamburini & Marcello Tonolo - Amigavel (December 2021 Caligola Records)
Enzo Rocco - Tubatrio's Revenge (December 2021 Caligola Records)
Monday, October 25, 2021
Three Lower Colours (feat. Marco Tamburini, Stefano Onorati & Stefano Paolini) / Red - Early Recordings (October 2021 Caligola Records)
Kathya West, Alberto Dipace & Danilo Gallo - The Last Coat of Pink (October 2021 Caligola Records)
Tuesday, August 31, 2021
Marcello Tonolo & Pietro Tonolo - Our Family Affair (August 2021 Caligola Records)
Thursday, May 27, 2021
Marcello Tonolo Quartet (feat. Chris Cheek plus Four) - Crazeology (May 2021 Caligola Records)
Wednesday, May 19, 2021
Dino Plasmati & Bruno Montone (GuitArt Quartet) - On Air (May 2021 Caligola Records)
Friday, April 23, 2021
Sandro Gibellini, Ares Tavolazzi & Mauro Beggio - Put On a Happy Face (April 23, 2021 Caligola Records)
Sunday, April 4, 2021
Michele Calgaro - Round About Monk (April 4, 2021 Caligola Records)
Chitarrista di formazione autodidatta, si specializza negli anni ‘80 nella tecnica del fingerpicking con Duck Baker, Stefan Grossman e John Renbourn. Approfondisce in seguito lo studio dell’improvvisazione e del linguaggio jazzistico grazie alla frequentazione di stages tenuti da Mick Goodrick, Jim Hall, Lee Konitz e Dave Holland. Dopo essersi messo in luce nei corsi estivi di Siena Jazz ’90, dal 1991 è direttore della scuola di musica Thelonious, di Vicenza. Conosce il sassofonista canadese Robert Bonisolo, e con lui guida un quartetto completato da Lorenzo Calgaro, contrabbasso, suo fratello, e Gianni Bertoncini, batteria, che registra nel 1995 per la Flex Records «The Edge», con ospite Paolo Fresu.
Suona quindi nei gruppi di Claudio Fasoli (quartetto e trio) e nella Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale, con cui registra tre dischi. Collabora inoltre con Kenny Wheeler, Manfred Schoof, Erik Truffaz e Claudio Roditi, ma anche con alcuni dei migliori jazzisti italiani, come Mauro Negri, Paolo Birro, Pietro Tonolo. Ha suonato nel disco e nel tour di «Del Magico Mondo», un ambizioso lavoro del cantautore Federico Zecchin, cui hanno partecipato Rossana Casale e Giorgio Albertazzi.
Oltre a guidare proprie formazioni, Calgaro suona spesso con la cantante chicagoana Cheryl Porter e nel Monkgomery Quartet, assieme all’amico chitarrista Sandro Gibellini. «Round About Monk» è quindi il primo disco firmato da Michele Calgaro come unico leader (in «The Edge» le scelte musicali erano infatti condivise con Bonisolo). L’originalità del lavoro, in cui ci vengono offerte delle personali rivisitazioni del repertorio monkiano (più un brano originale, Lazy Cats), sta nella varietà delle formazioni assemblate dal chitarrista vicentino, che vanno dal trio all’ottetto, senza tralasciare una parentesi per sola chitarra (Crepuscule with Nellie).
Suggestive sono soprattutto le esecuzioni dell’ottetto, da Bemsha Swing a Monk’s Mood, grazie ai preziosi arrangiamenti di Calgaro, capaci di bilanciare sapientemente gli insieme orchestrali dei fiati ed i brillanti assoli degli musicisti coinvolti nel progetto, da Kyle Gregory a Robert Bonisolo, da Ettore Martin a Beppe Calamosca. Due brani (Let’s Cool One ed il già citato Lazy Cats) sono eseguiti in trio con Lorenzo Conte ed Eliot Zigmund, vero e proprio maestro della batteria, per anni al fianco dell’indimenticato pianista Bill Evans.
1. Bemsha Swing 06:16
2. Ugly beauty 06:06
3. Epistrophy 06:21
4. Let's Cool One 05:18
5. Four In One 05:18
6. Monk's Mood 07:50
7. Crepuscole With Nellie 02:28
8. Brilliant corners 05:13
9. Lazy Cats 04:40
Michele Calgaro (chitarre)
Lorenzo Calgaro e Lorenzo Conte (contrabbasso)
Mauro Beggio ed Eliot Zigmund (batteria)
Robert Bonisolo ed Ettore Martin (sax tenore)
Kyle Gregory (tormba)
Beppe Calamosca (trombone)
Dario Duso (tuba)
Tuesday, October 30, 2018
Domenico Caliri Cal Trio - Aria Mossa (CALIGOLA RECORDS 2018)
Tra i più importanti chitarristi jazz italiani degli ultimi vent’anni, Domenico Caliri non è, contrariamente a molti suoi colleghi, musicista discograficamente prolifico, soprattutto come leader. Proprio per questo ogni suo nuovo lavoro, sempre lungamente meditato, risulta pregnante di contenuti e non delude quasi mai i suoi numerosi estimatori.
In questo suo quarto disco per Caligola il chitarrista siciliano, ormai bolognese d’adozione, rispolvera quel Cal Trio che tanto aveva fatto parlare di sé nello scorso decennio, quando al suo fianco c’erano Antonio Borghini e Cristiano Calcagnile, poi sostituito da Federico Scettri. Da un paio d’anni – dopo la faticosa ma esaltante esperienza con l’ensemble allargato di «Camera lirica» (2014) – Caliri è tornato a frequentare la formazione a lui molto congeniale del trio, trovandosi a suonare abbastanza regolarmente con il contrabbassista Stefano Senni ed il batterista Marco Frattini.
Concerto dopo concerto è così rinato, dopo qualche anno di pausa, il Cal Trio, delineando un’identità sempre più precisa ed originale, tanto da spingere il suo leader a scrivere nuova musica e quindi a registrarla. Con l’unica eccezione rappresentata da My mind on a surf, composta nel 2013 per «Dialoghi a corde», disco registrato in duo con Ares Tavolazzi e pubblicato nel 2015 dall’Onyx Club di Matera, tutte le altre composizioni sono state scritte fra il 2015 ed il 2018; Nini G. proprio a ridosso della registrazione.
Sia i brani più impegnativi, come Aria mossa e Serpe, caratterizzati da arpeggi veloci e continui cambi di tempo, che quelli apparentemente più “leggeri” e scanzonati, come la già citata My mind on a surf o la latineggiante M’usciau, hanno in comune la ricerca di una cantabilità melodica ed allo stesso tempo l’irregolarità, spesso imprevedibile, della struttura ritmica.
Tutti i brani del chitarrista sono infatti allo stesso tempo melodici e “storti”, una caratteristica consolidata del suo stile compositivo, ed il lavoro svolto dalla solida coppia ritmica formata da Senni e Frattini per cercare di smussare degli angoli spesso molto spigolosi, risulta a tal fine encomiabile e prezioso.
Sunday, October 28, 2018
Pietro Tonolo / Michele Calgaro / Paolo Birro / Salvatore Maiore / Mauro Beggio - Deep Art Men (CALIGOLA RECORDS 2018)
Da qualche anno ormai il jazz è diventato corso di laurea nei Conservatori italiani. Il rischio, per una musica che si è sempre distinta per l’esuberante vitalità e la sincera voglia di suonare dei musicisti, è quello di sedersi sugli allori passati, accontentandosi di un banale deja–vu. Ciò non è successo a Vicenza, dove cinque talentuosi ed affermati jazzisti si sono incontrati fra le mura di un conservatorio ed hanno deciso oltre che di insegnarvi, di suonare insieme facendolo nella maniera più naturale possibile: un repertorio di brani originali, alcuni concerti per rodarlo, e poi tutti in studio di registrazione per cementare il gruppo intorno ad un prodotto comune.
Anche il titolo dato al disco dell’inedito quintetto lo conferma, visto che «Deep Art Men» ci ricorda chiaramente che si tratta degli insegnanti del Dipartimento Jazz del Conservatorio A.Pedrollo di Vicenza. Tornano utili al proposito le note di copertina scritte da Federico Benedetti, sassofonista, già allievo di Pietro Tonolo, che al suo maestro ha dedicato la traccia conclusiva dell’album, Tonolulu. Creatività ed entusiasmo traspaiono infatti “… nella solare serenità di Airport, con Birro sorprendente al piano elettrico; in Dettato, brano tranquillo ma allo stesso tempo deciso ed incalzante; negli shorteriani Progression e Porto Franco, dove Calgaro si mostra particolarmente eloquente, ma anche nella magia notturna di Bluerik, geniale omaggio postmoderno a Satie, che Tonolo colora delle numerose sorprese che riesce ad estrarre dal suo sax tenore …”.
Merita ancora di venire ricordata “… tra le altre numerose perle, Ammentos, una vera festa, che evoca la ricchezza di tutti i sud del mondo, in cui Maiore e Beggio tessono con efficacia un caleidoscopio poliritmico in cui tutti si gettano a capofitto in un gioco scoppiettante di idee sonore …”. Un disco da ascoltare con la massima attenzione, perché in grado di riservare nuove e belle sorprese ad ogni successivo ascolto.
Maciek Pysz & Daniele di Bonaventura - Coming Home (CALIGOLA RECORDS 2018)
«Coming home» è il quarto album da leader del musicista polacco Maciek Pysz, classe 1982, che fa seguito, nell’ordine, a «Insight» (2013), in trio con Yuri Goloubev e Asaf Sirkis, «A journey» (2015), dove il trio diventa quartetto grazie all’innesto di Daniele di Bonaventura, ed al più recente «London stories», realizzato in duo con il chitarrista Gianluca Corona. Pysz predilige le chitarre acustiche, con cui ha ormai maturato uno stile estremamente personale, lirico e scorrevole, che gli consente di affrontare con grande fluidità e naturalezza anche i passaggi più difficili.
Trasferitosi poco più che ventenne a Londra, dove si è presto messo in luce per la rara facilità nel riuscire ad unire virtuosismo strumentale e fantasia melodica, il chitarrista si è già esibito in molti importanti festival (nel 2013 anche in quello di Londra). Musicista sensibile e raffinato, pregevole compositore, ha quindi avuto occasione di rincontrare Daniele di Bonaventura, costituendo con lui un duo che, dopo una serie di concerti in Italia e Polonia, ma soprattutto dopo questa riuscita incisione, realizzata da Stefano Amerio, sembra poter diventare stabile.
Di Bonaventura, fra i più apprezzati bandoneonisti italiani, soprattutto per la lunga collaborazione con Paolo Fresu, che ha contribuito ad aumentarne la popolarità, è anche uno splendido compositore e pianista – si ascoltino a tal proposito More & more e Blue tango di Pysz, ma anche il suo Tango, con relativa breve introduzione improvvisata – anche se in questa veste meno apprezzato di quanto meriterebbe. Album crepuscolare, come il titolo lascia chiaramente intendere, «Coming home» è giocato su sottili sfumature e melodie intense ma appena sussurrate, capaci di dilatarsi oltre ogni aspettativa.
Pysz riesce a farlo per esempio, grazie al sapiente uso della chitarra elettrica, nel brano che dà il titolo all’album, e di cui costituisce un’ideale chiusura. Non manca qualche episodio più disteso e movimentato – Nadir, Paquito e I gazzillori su tutti – ma alla fine è sempre la malinconia del tango a dominare gran parte del lavoro. E’ un “ritorno a casa” insomma, che unisce la gioia nel ritrovare gli affetti più cari alla nostalgia di quello che ci si è lasciati alle spalle.
Baba Sissoko - Mediterranean Blues (CALIGOLA RECORDS 2018)
Baba Sissoko, griot e polistrumentista del Mali, classe 1963, ha stabilito da ormai 18 anni la sua residenza in Calabria, e la sua è diventata quindi una presenza costante (e di spicco) nel panorama musicale italiano. Attivo artefice della diffusione della tradizione musicale del suo paese nel mondo, nell’Art Ensemble del “dopo–Bowie” Sissoko ha avuto modo di mescolare l’amadran – che per molti studiosi è all’origine del blues – con il jazz e le musiche popolari afro–americane.
Le successive prestigiose collaborazioni con Omar Sosa, Dee Dee Bridgewater e Roberto Fonseca, non hanno soltanto consolidato la sua fama internazionale, ma ci hanno anche fatto capire che la sua preferenza va a tutti quei musicisti che, a partire da un approccio tradizionale al jazz, hanno gradualmente spostato la loro ricerca verso le origini africane di tutta la musica nero–americana: blues, jazz e soul. Dopo il riuscito «Jazz (R)evolution» – firmato con Antonello Salis e Don Moye, trio di fatto paritetico – Sissoko torna a pubblicare per Caligola un altro lavoro “live”, ma stavolta fortemente sbilanciato verso il blues.
Le canzoni eseguite nel concerto siciliano ci raccontano alla fine una vera e propria storia, e lo fanno nel più tipico stile del leader. Proprio il blues (o l’amadran se preferite), che ci racconta storie che nascono nell’anima di chi le canta, rappresenta per Sissoko una grande occasione di incontro fra diverse culture ed il titolo, «Mediterranean Blues» – che è anche il brano di apertura del disco – assume un significato altamente simbolico, perché proprio il mare Mediterraneo, oggi luogo di morte e contrasti, ha invece da sempre favorito l’incontro fra culture, popoli e tradizioni diverse
Affiancato dal suo collaudato gruppo elettrico, dove convivono mirabilmente Mali, Camerun e Sud Italia, Sissoko ha voluto accentuare la componente blues del progetto invitando in alcuni brani come ospiti Domenico e Fabrizio Canale (padre e figlio), apprezzati bluesman calabresi, ed in quest’occasione anche eccellenti armonicisti.
Maurizio Brunod / Giorgio Li Calzi / Boris Savoldelli - Nostalgia Progressiva (CALIGOLA RECORDS 2018)
Il titolo potrebbe trarre in inganno. Non siamo di fronte ad un’operazione che guarda con nostalgia al passato, nella fattispecie alla stagione d’oro del rock progressivo. D’altro canto tre musicisti lucidi e creativi come Maurizio Brunod, Giorgio Li Calzi e Boris Savoldelli non potevano accontentarsi di toccare solo queste corde. I 10 brani selezionati vengono riletti con i mezzi offerti dalle nuove tecnologie ma soprattutto con la consapevolezza che i 40 anni (e più …) che ci separano da quelle storiche registrazioni non sono passati invano. E’ il jazz, condito da un sapiente uso dell’elettronica, a guidare il trio in questa personale rilettura di un repertorio che non è poi tutto e solo “progressivo”.
C’è il jazz–rock dei Nucleus di Ian Carr e dei Soft Machine di Robert Wyatt, c’è Elvis Costello, ci sono i Beatles più onirici a rendere ancor più cangianti le atmosfere musicali. Se i King Crimson fanno la parte del leone, vanno ricordate anche le riletture dei Kraftwerk e delle Orme. Sottolinea nelle sue esaurienti note di copertina il critico John Ephland (DownBeat): “Non è un approccio tanto avanguardistico quanto riflessivo, quello che hanno avuto i tre straordinari musicisti, capace di scavare a fondo su canzoni ricche di spunti sia melodici che ritmici, forse prendendo in giro quello che loro stessi avevano più amato in ciascun brano. Non ci sono gli eccessi del prog rock più convenzionale, ed infatti il brano più lungo supera di poco i 10 minuti, mentre tutti gli altri durano fra i 4 ed i 6 minuti. In altre parole, non siamo di fronte ad un’operazione nostalgica, dove la musica è riproposta da chi si accontenta di rivivere il passato ...”.
Da precisare come il progetto sia stato realizzato in tempi davvero rapidi. Alcuni riusciti concerti hanno convinto il trio sulla necessità di registrare. Tutto è stato fatto in un sol giorno, quasi in presa diretta, alla vecchia maniera. L’alchimia è risultata magica, e l’album appare estremamente fresco, sincero e naturale.
Omit Five - Omit Five (CALIGOLA RECORDS 2018)
Omit Five was born in 2010 in the Conservatory of Rovigo, as an extension of the laboratory of improvisation of the Master Degree courses. Drawing his inspiration from jazz masters such as Miles Davis, Wayne Shorter, Dave Douglas and Dave Holland, the quintet has quickly elaborated a proposal that is more and more personal, succeeding in creating a repertoire of original tunes which have become part of this first but already convincing recording. Certainly the self–esteem of the band was enhanced by the victory obtained in the jazz section of the National Prize of the Arts 2010/2011, in which bands from all over Italy had taken part. Only one year later Omit Five have other new finished songs, already played live and that will constitute their now forthcoming second album. Tying the post–bop tradition with completely acoustic sonorities, the quintet winks at what new has emerged during the last years from the New Yorker and north–European vanguard scene. Even if they are all about 25 years old, the musicians have been able to lessen juvenile passion and enthusiasm with the rationality derived from their studies with the Rovigo’s teachers Moreover, Omit Five express the attempt to merge two different geographical areas, a southern one, represented by the drummer Simone Sferruzza, from Palermo, and the guitarist Joseph Circelli, from Campania, and a Venetian one. This area is related to the trombonist Filippo Vignato, from Vicenza, who has moved some time ago to the Venice dry land, where the saxophonist Mattia Dalla Pozza and the double bass player Rosa Brunello work too. Among the ten tracks, if the suggestive Oclupaca, which is one of the little–known songs of the last Ellington’s production, and Shiny things, by Tom Waits, are excluded, two compositions are by Brunello, two by Vignato, one by Sferruzza and three by Circelli.
Thus Omit Five’s music is the result of a really collective and equal work, where even the varied timbric and rhythmic–harmonic solutions, resulting from the taste and sensibility of the different composers, are nevertheless attributable to a well–defined sonority. This could already suffice to be satisfied of what has been achieved in such a short time by five jazzmen we shall surely hear a lot about soon.
Zoe Pia - Shardana (CALIGOLA RECORDS 2018)
his is a debut album – and what a debut! – for the young Sardinian clarinettist and composer Zoe Pia, who has developed a project within the F.Venezze Conservatory of Rovigo, attended after her graduation in Cagliari, where she first specialized in chamber music and then enrolled in the Jazz Department directed by Marco Tamburini. Right at Venezze Conservatory the clarinet player has found the musicians (and friends) capable of co–interpret her music with passion, and of inserting in the project tones and colours unexpected even for those familiar with the vanguard. Roberto De Nittis, keyboards, Glauco Benedetti, tuba – now much more than a promise of the young Italian jazz – and Sebastian Mannutza, also Sardinian and from the classical world, violin and drums (brother of Luca, an affirmed jazz pianist), have been more than just partners and reliable instrumentalists, contributing proactively to the success of the recording.