Label: Jazzwerkstatt
Source: Jazz Convention
Unità d'intenti, chiara visione di gioco, condiviso senso strategico sono tra gli elementi fondanti di un coeso ensemble che, non contraddicendone la quota di libertà individuale, conferma quanto sia stato già espresso nell'anarchica democrazia del free (ma ampiamente pescante in aree post-bop), cui il quintetto s'approccia azzardando un non-velleitario contributo in proprio, sotto la regia del giovane trombettista, piuttosto schivo nell'area mediatica ma intelligente presenza nello scenario del contemporaneo talento, abile nel motivare i partner e nel conferirne aerea libertà agli strumenti, di cui non si esita a destrutturare voce e fisica, senza snaturarli ai fini dell'espressione collettiva, non ancorata da soggezioni a doveri formali nei rispetti dell'àmbito.
L'interessante canovaccio scrittorio posto in gioco lungo momenti quali Dekonstrukt o Pfrümmff! (già un programma a sé), si concede ampia espressione pittorica nell'eponima Pink Elephant, lasciando all'improvvisazione del collettivo non più di due delle dodici tracks, atte in più casi ad esporre la propria carica espressiva entro uno spazio di circa due minuti, stante l'esposizione concisa e sgombra da preamboli, toccata da ironica baldanza marziale, tracciata da forte tocco istintuale nonché garbato e diffuso spunto umoristico.
Una vena lirica impregnata di gusto rappresentativo mitteleuropeo, non antitetica ad un vigoroso senso della propulsione ritmica (tonificata dalle operose tessiture della coppia formata da Bern Oezsevim e Mike Majkowski), appare dominante ma non esclusiva nella performance (in più momenti letterale tour-de-force) della triade di fiati tracciata dalla provocatoria sordina del trombone di Gerhard Gschlößl, dalle mai scontate prestazioni dell'urticante, fluviale sax alto della mercuriale Silke Eberhard, d'alterno passo alla squillante arguzia dell'ottone del titolare trombettista, che palesa d'aver fatto proprie più incarnazioni della tromba condensandole entro un brillante, personale mix linguistico.
Utile, sempre godibile la lettura delle note, in tal caso a firma dell'arguta Eberhard (il cui senso dell'iperbole non è evidentemente confinato alla sfera esecutiva, e cui il titolare è legato dalla militanza nel dolphyano Potsa Lotsa trio), a sancire la qualità dei materiali abitualmente garantiti dalla vivace etichetta berlinese, dinamica piattaforma dei nomi forti e dei più promettenti talenti non solo della riunificata area germanica.
Una ventata di fresca inventiva che toccherà più fasce di gusto almeno per la corrente dinamica e il senso dell'intelligente paradosso che anima le vedute di cinque dotati esponenti della più giovane generazione adulta di un operoso, ispirato euro-jazz.
L'interessante canovaccio scrittorio posto in gioco lungo momenti quali Dekonstrukt o Pfrümmff! (già un programma a sé), si concede ampia espressione pittorica nell'eponima Pink Elephant, lasciando all'improvvisazione del collettivo non più di due delle dodici tracks, atte in più casi ad esporre la propria carica espressiva entro uno spazio di circa due minuti, stante l'esposizione concisa e sgombra da preamboli, toccata da ironica baldanza marziale, tracciata da forte tocco istintuale nonché garbato e diffuso spunto umoristico.
Una vena lirica impregnata di gusto rappresentativo mitteleuropeo, non antitetica ad un vigoroso senso della propulsione ritmica (tonificata dalle operose tessiture della coppia formata da Bern Oezsevim e Mike Majkowski), appare dominante ma non esclusiva nella performance (in più momenti letterale tour-de-force) della triade di fiati tracciata dalla provocatoria sordina del trombone di Gerhard Gschlößl, dalle mai scontate prestazioni dell'urticante, fluviale sax alto della mercuriale Silke Eberhard, d'alterno passo alla squillante arguzia dell'ottone del titolare trombettista, che palesa d'aver fatto proprie più incarnazioni della tromba condensandole entro un brillante, personale mix linguistico.
Utile, sempre godibile la lettura delle note, in tal caso a firma dell'arguta Eberhard (il cui senso dell'iperbole non è evidentemente confinato alla sfera esecutiva, e cui il titolare è legato dalla militanza nel dolphyano Potsa Lotsa trio), a sancire la qualità dei materiali abitualmente garantiti dalla vivace etichetta berlinese, dinamica piattaforma dei nomi forti e dei più promettenti talenti non solo della riunificata area germanica.
Una ventata di fresca inventiva che toccherà più fasce di gusto almeno per la corrente dinamica e il senso dell'intelligente paradosso che anima le vedute di cinque dotati esponenti della più giovane generazione adulta di un operoso, ispirato euro-jazz.