"Le note che occorrono", mi frullava per la testa, indegno omaggio alla storia della musica, titolo provvisorio che proprio Cristiano mi ha suggerito di correggere, con affettuosa ironia, in “I rumori che occorrono”, Needed Noises.
Già, perché proprio come alla corte di Giuseppe II, più volte avevamo discusso sulla mia insistenza di inserire loop costruiti con campioni di rumori vari, beep elettronici, suoni concreti, e altri pasticci che mi sono divertito a realizzare in fase di preproduzione.
Ma non è solo questo il rumore necessario. Occorre dare, in piccolo, un contributo, anche minimo, simbolico, irrilevante forse, a rompere definitivamente quel fastidioso muro che qualcuno ha messo fra suoni di provenienza così diversa, magari con delle chitarre, elettriche o acustiche, che eseguono temi in contrappunto con flauti, violoncelli... in maniera morbida, fruibile, cantabile, senza fare i saccenti o i provocatori, quella musica autoreferenziale tanto in voga ormai quasi cinquant’anni fa’.
Da Davis in poi, anche questo è jazz, non solo quello eseguito dai moderni boppers, indiscutibilmente eccezionali nel riprodurre quello che Parker e Gillespie suonavano negli anni '40 del secolo scorso.
"Con il permesso di Sua Maestà", qui la musica seriale teorizzata da Schönberg incontra nuovamente il blues e il be-bop, come già succedeva nei voicing usati da Thelonius Monk o da McCoy Tyner, così come fra le note che occorrevano a Mozart ci sono quegli intervalli che da quasi cento anni abbiamo iniziato a chiamare blue notes.
Rumore necessario è anche volgere lo sguardo in direzione della musica di Bach: triadi aperte e un contrappunto vagamente barocco, che confluiscono in ambienti rock e nell'armonia funzionale del jazz, tenendo presente che una parte importante della storia del jazz e del rock è stata scritta anche in Europa, oltre che in America.
Nessuna competizione transoceanica, preferisco pensare ad una pacifica e serena condivisione.
Bach e Mozart scrivevano, ma improvvisavano anche. Del primo, si dice non avesse stima dei musicisti che non erano in grado di improvvisare; del secondo, che qualche volta sul suo spartito, durante i concerti, non c'era scritto niente!
È storicamente appurato. E a proposito di storia della musica, Steve Reich, ma anche Jimi Hendrix, i Beatles o i Pink Floyd, ne fanno parte, anche se i canoni con cui siamo abituati a studiarla tendono a non prenderli neanche in considerazione. Che cosa hanno le altisonanti quinte vuote della nona sinfonia di Beethoven di così diverso dagli sporchi power-chords chitarristici?
Rumorosi incontri occorrono. Incontri, non scontri.
L’incontro fra culture, mondi, periodi storici, sapori diversi, forse può spaventare o destabilizzare qualcuno, ma sarà sempre una gigantesca occasione per crescere, per migliorare, per rinnovarsi, senza rinunciare alla propria identità.
Anzi, spesso si è rivelato molto utile a conoscersi meglio, a riscoprirsi. Gli amici a cui ho sottoposto l'ascolto in anteprima di “Needed Noises", mi hanno fatto notare quanto, tutto sommato, dal suo suono trasudino inevitabilmente il ritmo e la nostalgica melodia delle mie origini partenopee. Non l'ho fatto apposta, ma ne sono contento!
Con i miei umili mezzi, ho provato a focalizzare in dieci brani idee del genere. Esse mi sono state suggerite da qualcuno dei libri che ho letto, ma soprattutto dallo studio della musica, che continuo a fare da anni, constatando sempre di essere appena appena all’inizio! Tony Miele
Storie, piccole o grandi 5:20
Twelve 3:57
Someday my train will come 4:12
Il tiranno 4:31
Il maestro gentile 5:09
Canto XXX 3:53
40° all’ombra 5:02
Nothing boxe 2:24
Cellar 5:01
Salsedine 3:34
Tony Miele electric and acoustic guitar, arrangements
Domenico Guastafierro flute
Marco Pescosolido cello
Aldo Capasso electric and acoustic bass
Gianluca Calmieri drums